I 10 diritti di Anffas Palermo
Anffas Palermo, nelle newsletter delle settimane precedenti, ha proposto ai suoi lettori una riflessione condivisa sul tema dei diritti, con una particolare attenzione ai diritti spesso trascurati, che passano in secondo piano inconsapevolmente, non rendendosi conto che è poi da questi diritti negati/trascurati/dimenticati che dipende la qualità di vita di ognuno di noi. Non di meno, questo è vero in special modo quando questi diritti si riferiscono alle persone con disabilità e alla loro possibilità di esigerli. La selezione fatta nella scelta dei diritti da approfondire, non ha la pretesa di essere esaustiva ma di essere uno stimolo per mettere in moto il pensiero riflessivo nella vita quotidiana di ognuno di noi.
Ti sei perso nella cartella dello spam qualche numero della nostra rubrica sui diritti? Nessun problema, ecco qui il riepilogo completo dei diritti approfonditi!
Abbiamo scelto di riflettere insieme sul:
N°1 Diritto al gioco: tutt’ora negato a molti bambini di tutto il mondo, si pensi sia più fortunati bambini che, pur vivendo nella società del “benessere”, si trovano dentro ritmi sempre più serrati dalla competizione costantemente, già nei primi anni scolastici, impegnati tra compiti, corsi di lingua, attività fisica; e ai bambini meno fortunati, che ancora oggi in diverse parti del mondo vengono vergognosamente impiegati nel lavoro minorile o costretti a rinunciare alla loro infanzia troppo presto a causa del mancato riconoscimento degli adeguati sostegni.
N°2 Diritto al tempo libero: come il diritto al gioco per i più piccoli, anche il diritto al tempo libero è troppo spesso trascurato o, peggio, mal visto (non sia mai che qualcuno pensi che siamo dei nullafacenti!), e quando tale diritto viene considerato, lo si fa solo per riempirlo di altri impegni o per recuperare gli arretrati per rimanere al passo o portarsi avanti. E invece il tempo libero è un nostro diritto, è un tempo che va protetto perché essenziale per ricaricarci, dare spazio a noi stessi o agli affetti, spazio per poter pensare, spazio non per la dimensione del fare ma dell’essere.
N°3 Diritto al lavorare: l’Art. 1 della nostra Costituzione ci insegna che il lavoro è un diritto fondamentale per tutti. La crisi economica, invece, ci insegna che molto spesso, questo diritto diventa, drammaticamente, un privilegio. Se invece si parla di lavoro per le persone con disabilità il diritto diventa quasi un tabù, tra leggi che non funzionano (si pensi al collocamento mirato che raramente viene preso in considerazione) o di regole che addirittura lo ostacolano. Non esistono soluzioni semplici, ma è fondamentale non smettere di riflettere sul tema, non darsi per vinti e continuare a “lavorare” attivamente, con i nostri pensieri e le nostre azioni, per rendere questo diritto esigibile a tutte le persone.
N°4 Diritto a partecipare alla vita artistica sociale e culturale: anche questo diritto viene spesso trascurato per le persone con disabilità da una combinazione di barriere architettoniche, che rendono poco accessibili i luoghi sociali e culturali, e barriere “mentali”, in quanto spesso è presente nella nostra cultura un’errata categorizzazione delle persone con disabilità, considerate inadeguate alla fruizione di questi luoghi, precludendo così loro la possibilità di partecipare liberamente alla vita sociale e culturale. L’arte, invece, è fautrice indiscussa di un linguaggio emozionale e viscerale che può essere capito, compreso, interpretato e vissuto da tutti, nessuno escluso.
N°5 Diritto alla lentezza: Viviamo in una società della performance in cui bisogna far tutto in tempi standard e prestabiliti, negando i reali tempi personali e interni per raggiungere un obiettivo. Quello della lentezza è un diritto troppo spesso negato e anzi evitato come se fosse un difetto, un ostacolo, un'incapacità. Siamo tutti di corsa, dobbiamo saper fare tutto e avere l'agenda così piena di impegni da dimostrare, ogni giorno, l'efficienza di un grande manager aziendale; questo è vero sia per noi che per i nostri figli, impegnati sin da piccoli tutti i pomeriggi, negando loro il "dolce far nulla" e il tempo per il gioco e per la fantasia, visti come "tempo perso", infruttuoso e non utile per crescere.
N°6 Diritto a dire no: Viviamo talmente immersi nel mito di piacere a e compiacere gli altri che, ormai, esperiamo il diritto di dire di no come un tabù; giustifichiamo ciò con la buona educazione e finiamo per negare a noi e agli altri la libertà di un sacrosanto no. Il “no” ci dà modo di organizzarci, di pretendere le nostre libertà, di far valere i nostri desideri; il “no”, soprattutto, ci dà diritto a essere rispettati.
Dire di "no" ci darà modo di avere e far avere quegli spazi personali necessari al benessere senza dover inventare scuse in nome di una “buona educazione”, di una “gentilezza” che soffocano solo l’espressione di sé.
N°7 Diritto di scegliere dove, come e con chi vivere: Hai mai pensato che le persone con disabilità hanno il diritto di scegliere dove, come e con chi vivere, e che quindi è un dovere rendere questa scelta libera e possibile attraverso il riconoscimento di tutti i sostegni necessari? L’articolo 19 della Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità del 2006, e la legge 112 del 2016 parlano chiaro, tuttavia questo diritto, ancora oggi, in Italia è poco riconosciuto. Tutto ciò è fondamentale per difendere le persone con disabilità da fenomeni tristemente noti storicamente come la segregazione, il maltrattamento, l’isolamento, o la scelta non idonea di posti in cui vivere. Anffas da anni si impegna per realizzare concretamente questo diritto attraverso diversi progetti, tra questi il progetto “Liberi di scegliere…dove, come e con chi vivere”.
N°8 Diritto alla ripartenza: La ripartenza… questi tempi di pandemia mondiale ci hanno costretti a sognarla e pensarla spesso, sopratutto per tutti quelli che dal fermo imposto dalla pandemia hanno subito un drammatico cambiamento nella qualità di vita. La chiusura totale del lock-down, il totale abbandono delle persone con disabilità, le seguenti chiusure di tantissime attività e servizi per la persona che non hanno potuto riaprire, il divieto ai viaggi in una epoca che si era ideata come iperconnessa con tutto il mondo non solo virtualmente, la crisi economica e sociale che ha conseguito queste severe, anche se necessario restrizioni, lo STOP di tante attività che caratterizzano la nostra vita. Tutto questo ha generato un sogno, un desiderio, ma che in realtà è un diritto: quello di ripartire. Perché tutti hanno il diritto ad una vita dignitosa, libera e di poter partecipare alla vita sociale. Il vaccino per contrastare il Covid ha simboleggiato la ripartenza a livello sanitario, la speranza è che il diritto ripartire su tutti i livelli sia garantito davvero a tutti. Buona ripartenza a tutti!
N°9 Diritto di amare: Se il diritto a essere amati è scontato, lo è altrettanto quello di amare? Amare comporta tante emozioni diverse, come per esempio la paura, ma è parte integrante di una vita piena e soddisfacente che, ci si augura, tutti possano vivere. Esigiamo, insieme, il diritto di amare ed esigiamolo per tutti.
N°10
Diritto di sbagliare: I nuovi modelli a cui ispirarsi non sembrano più
essere quelli del buono, del vero, dell’essere in linea con le proprie
aspirazioni e con i nostri desideri, ma del controllo, della perfezione e
dell’apparenza. In questo mare di modelli standard da seguire sembra quasi
impossibile uscire dal percorso già tracciato e pensato da altri per noi.
Eppure molto spesso ci sentiamo di camminare sui gusci d’uova con una perenne
paura di cadere. Ce la portiamo dentro questa paura, e non ne parliamo
sentendoci sbagliati o inadeguati, perché, invece, gli altri si mostrano a noi
sempre felici, realizzati, e sembrano non sbagliano mai.
E invece sbagliare, cadere per poi rialzarci, fare come ci dice la testa, e poi
se è il caso ricredersi, è la via maestra per sentirsi veramente se stessi e
imparare a conoscersi passo dopo passo, sbaglio dopo sbaglio. Perché la vita
non è un esame da superare brillantemente, la vita è strada, una strada che non
si sa dove possa portare, ma siamo noi quelli che camminano e dobbiamo
assumerci noi la responsabilità dei nostri passi, di scegliere, di andare
controcorrente se lo riteniamo opportuno, e capire qual è la direzione e il
sentiero che fa più per noi.